La Gazzetta dello Sport ha intervistato il difensore del Monza, Giuseppe Bellusci, uno dei protagonisti della cavalcata dei brianzoli in Serie B.
Bellusci, prima di guardare al futuro, stiamo nel presente: cos’ha provato a vincere il campionato di Serie C con il Monza?
«È stata una grande soddisfazione: siamo partiti favoriti, ma vincere non è mai scontato. E il fatto che in semifinale playoff siano arrivate due squadre del nostro girone rende ancora più incredibile il cammino del Monza, con un primato di 16 punti sulla seconda al momento dello stop per il Coronavirus».
Da una settimana vi state allenando in vista di settembre, mentre le vostre rivali stanno ancora terminando l’attuale stagione di Serie B.
«Situazione piuttosto insolita. È una novità per tutti. Per noi sono giorni fondamentali per ritrovare quel ritmo e quella confidenza con il pallone che quattro mesi di allenamenti individuali a casa ti fanno perdere. Possiamo prenderci il tempo necessario per lavorare con calma e impostare un lavoro più profondo».
Alla ripresa degli allenamenti avete pranzato con Adriano Galliani, che vi ha subito messo in chiaro che l’obiettivo quest’anno è la Serie A «senza se e senza ma».
«Non ci nascondiamo. La società l’ha detto apertamente: vogliamo essere protagonisti e lottare per la A. La passione che sta mettendo Galliani per il Monza è uno stimolo enorme per la squadra».
Intanto, nello spogliatoio del Brianteo è stata appesa la frase di Silvio Berlusconi: “Chi ci crede combatte, chi ci crede supera gli ostacoli, chi ci crede vince”. Quanto conta la testa in un progetto ambizioso come quello del Cavaliere?
«La scorsa estate il presidente ci ha riuniti a Villa Gernetto: quel giorno è nato il Monza di Berlusconi. Ci ha trasmesso carisma ed energia positiva: ci ha fatto capire che la tecnica e la tattica senza l’ambizione non servono a nulla».
Lei di Serie A ne ha fatta (e tanta) con Catania ed Empoli: perché il Monza può credere nel doppio salto?
«Lo hanno già fatto diverse società prima di noi: l’entusiasmo è fondamentale. A Monza non ci manca nulla: siamo al top come società e staff tecnico ed il gruppo è fantastico».
Galliani ha promesso di andare a piedi dal Brianteo a San Siro. Lei cosa è pronto a fare in caso di A?
«Quando sono arrivato a Monza, mi sono presentato ai compagni facendo l’imitazione di Celentano e cantando “Svalutation”. So che molti chiederanno il bis. Ma sono anche a disposizione per accompagnare Galliani nella sua passeggiata».
Un anno fa, proprio di questi tempi, lasciava Palermo e la Serie B per scendere in Lega Pro. Scelta coraggiosa.
«Avevo tante richieste: la possibilità di giocare per Berlusconi e Galliani è un’esperienza unica per un giocatore. Così ho scommesso su di me: ho fatto un passo indietro per farne due avanti».
Nella sua carriera, iniziata ad Ascoli, anche due anni al Leeds. Cosa le manca del calcio inglese?
«Il clima che si respira nei loro stadi. E poi, diversamente da quanto succede da noi, in Inghilterra quando finisce la partita sei una persona normale che si può godere la vita privata».
Chi le ha dato di più tra gli allenatori?
«Giampaolo mi ha fatto pensare in modo diverso il ruolo del difensore centrale, ma anche Martusciello a Empoli è stato un grande maestro. Brocchi è sulla loro stessa lunghezza d’onda: vediamo il calcio nello stesso modo».
Ha già pensato a cosa farà quando smetterà?
«Mi sento ancora giovane: ho la consapevolezza di poter dare ancora tanto da giocatore. Quindi ora penso solo a lottare per portare il Monza in A».
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