La musica è finita, gli amici se ne vanno e, dopo quasi due ore surreali, ti chiedi perché sei rimasto
fino all’ultimo secondo dell’ennesimo spettacolo indecente, offerto dal Monza di quest’anno.

Nessun gioco, nessuna capacità di mettere in difficoltà gli avversari o prendere in mano il pallino
del gioco. La sensazione più brutta è quella di essere diventati la squadra “cuscinetto”, contro la
quale chiunque può guadagnare i punti necessari al proprio scopo. A Monza, ormai, tira aria di
rassegnazione ad un destino, già segnato da tempo, e agevolato da un mercato invernale nefasto. E,
perciò, i tifosi tornano indietro con la mente sognando, ad occhi aperti, i pomeriggi e le sere in cui
andare allo stadio era rito collettivo e non obbligo economico. Ci si chiede come possa essere
successo così in fretta. Una Serie A assaggiata e che si perderà negli almanacchi.

Si chiede a gran voce un progetto serio e che guardi lontano. Non è la retrocessione a preoccupare.
Quella viene data per scontata. Il rischio più grande è il doppio salto all’indietro. La serie cadetta
non è un torneo facile e questo è sotto gli occhi di tutti. Invito a vedere chi occupa le ultime tre
piazze della classifica. Due di queste giocavano nel massimo campionato fino alla scorsa annata,
ovvero Frosinone e Salernitana.

E si ritorna a quel triplice fischio con la squadra sotto la curva, i messaggi di non resa in conferenza
stampa stantii e ripetuti fino alla nausea, perché finché la matematica non ci condanna, è vero, può
esserci ancora speranza. Ma mi spiace dirlo, con questo atteggiamento non si va da nessuna parte.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 05 marzo 2025 alle 18:30
Autore: Roberto Sabatino
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